Pierantonio Verga nasce a Milano il 9 marzo 1947.
L’interesse, la curiosità, l’emozione sono inclinazioni che, fin da ragazzino, coinvolgono Pierantonio nella ricerca del significato sull’esistenza umana.
Sotto la guida dell’architetto nonché zio, Mario Bacciocchi, inizia Pierantonio ad approcciarsi a studi prospettici nello studio di Milano. E per alcuni anni ne condividerà lo studio prima di trasferirsi a Desio nei primi anni settanta.
Pierantonio stesso rammentava di un incontro inaspettato che segnò la vita dell’architetto e dal racconto anche la sua: don Orione, sul marciapiedi di Milano, aveva visto Bacciocchi con il figlio con un grave problema alla gamba fin dalla nascita. E quel figlio, disse don Orione, avrebbe l’indomani camminato da solo. Il giorno seguente Mario cercò il prete perché Massimo camminava davvero e come gesto di riconoscenza gli costruì il Piccolo Cottolengo. E proprio lì portava suo nipote.
Ma la prospettiva, nel suo termine tecnico, verrà presto abbandonata a favore di quella interiore. Sta maturando, in Pierantonio, una consapevolezza attenta alle prime difficoltà della vita assieme ad un seme di speranza che diventa sempre più certezza se alimentato da un avvicinamento alla fede. Lo stesso Bacciocchi intravede un autodidatta guidato da questa spinta irresistibile.
Poi, accompagnato dall’architetto, l’incontro e la collaborazione con Lucio Fontana. Sarà questo l’incontro fondativo. Nel ragazzo c’è l’intuizione che l’arte è un accadimento nel mondo come lo squarcio della tela con la lama: il quadro è la prima volta che accade. Questi momenti sono diventati fili di scrittura, racconti di gratitudine per quanto Fontana abbia rappresentato incoraggiandolo ad inseguire se stesso nelle diverse forme che l’arte ne disponesse.
Frammenti di memoria anche di Crippa e Mosconi in Monforte; all’hotel Continental con De Chirico; Carrà fuori da una galleria; in una trattoria di Velate il saluto di Fontana con Guttuso. Incontri che non rimangono flebili ricordi ma occasioni di crescita, di scambio, di condivisione in virtù del fatto che alcuni di questi diventeranno, come tanti altri, amici per lungo tratto della vita.
Nel frattempo l’attività pittorica di Pierantonio Verga si arricchisce di premi e riconoscimenti significativi: a Nova Milanese nel 1979 riceve il premio Bice Bugatti per la pittura, il Giovanni Segantini per il disegno nel 1980 e per l’acquarello, nel 1991, quello della Fondazione Alessandro Durini.
Nel 1992 Raffaele De Grada chiama Pierantonio Verga all’insegnamento di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como. Gli allievi ne descrivono, con riconoscenza, un profilo di uomo che è stato capace, attraverso la pittura, di trovare la strada più breve per arrivare a se stessi. L’Accademia farà parte di Verga fino alla fine.
Nel 1995, invece, inizia Pierantonio una collaborazione altrettanto duratura con il Centro Diurno di Seregno rimanendo accanto, con intelligenza e sensibilità, a chi, con le proprie difficoltà e disagi cerca una riappropriazione graduale di sé, usando il disegno e il colore.
L’arte, in Verga, rappresenta la casa dell’angelo che deve diffondere uno sguardo di bene emozionando chi la osserva da riscriverne il mondo con l’entusiamo del primo quadro e la consapevolezza che potrebbe essere l’ultimo.
Pierantonio Verga muore a Vimercate il 26 agosto 2015.