Dal libro Casa di vetro. Poema in tre quadri
Pierantonio Verga e Lucio Fontana
[...] Il primo giorno, quel primo giorno e poi tutti
i primi giorni della settimana, doveva passare
al colorificio Nord, in Carducci o Magenta,
a ritirare le tele e l’idropittura che il maestro
aveva scelto. Poi, con gli altri tre o quattro
che stavano in bottega con lui, preparava
il fondo dei quadri. Non provava la stessa cosa
quando, alla scuola dove il maestro lo aveva
mandato, prendeva in mano i suoi fogli.
Aveva caldo, e questo era bello, e le ragazze
anche erano belle. Ma lì, davanti alla tela
rossa o bianca di idropittura, sapeva che di lì
a poco qualcosa sarebbe accaduto. Accadere
era il verbo esatto per dire l’opera e l’istante
in cui il mondo intero ci finiva dentro,
dentro il taglio netto di Fontana e della sua
lama. Impeccabile sempre, controllava e finiva
la stesura del fondo. Guardava da lontano
la tela, come se ci vedesse già dentro la ferita
che le stava inchiodando. Si avvicinava
lentamente e poi lasciava partire il braccio
e la mano. E il mondo intero si squarciava,
come una gola, una terra che doveva dare
ancora risposte. Soltanto chi non era lì
poteva pensare che quell’uomo elegante
voleva andare oltre la pittura. Non lui,
non Pierantonio che quell’istante capiva
come un tempo e uno spazio convocati
insieme in un atto che era come una nascita,
un procreare, un diventare la terra come
un germoglio, una speranza. Un giorno
Fontana gli disse che era contento del verde
che aveva steso, che era già un prato,
un accogliere, una custodia segreta. E quando
ci sprofondò dentro la lama, disse che
il campo era suo, che lo poteva tenere.
Pierantonio lo guardò, come a chiedere se
era vero davvero. Sì. Ma non ebbe il coraggio
di portarselo via. E quando il maestro
si tolse il grembiule, per chissà quale mostra
lanciato tra le strade di Brera, Pierantonio
nascose il prato ferito sotto il mucchio
dei quadri. Scappò via, ancora quel tremore
lo prese, sempre, forse portò a casa qualcosa
di più, un regalo che nessuno gli poteva
portare via dalle mani, dalla testa, dal cuore. [...]